ROMA, 2 Marzo – Il volo con a bordo i passeggeri della nave Costa Allegra, partito da Mahè alle Seychelles, è atterrato all’aeroporto di Malpensa oggi alle 7,20. Il volo ha fatto scalo all’aeroporto di Roma Fiumicino, dove ha sbarcato un primo gruppo di passeggeri. Molti, nonostante disagi e paura, hanno voluto ringraziare l’equipaggio e il comandante della nave. A bordo c’erano in tutto 36 persone, poco meno della metà sbarcate a Roma. All’aeroporto di Fiumicino, i 36 passeggeri della Costa Allegra rimpatriati sono stati assistiti da personale della Costa Crociere e di Aeroporti di Roma. Alcuni di loro, dopo aver ritirato i bagagli, sono stati trasferiti e assistiti nella sala blu di Aeroporti di Roma, da cui sono stati poi smistati verso le rispettive destinazioni in aereo. Con loro ci sono anche una ventina di membri di equipaggio, in particolare addetti alla ristorazione, e sono di varie nazionalità: Filippine, Colombia, Honduras ed Indonesia. Nelle dichiarazioni dei passeggeri giunti a Roma, visibilmente provati, c’è la rabbia e il disagio per le condizioni ambientali ed igieniche vissute. C’è il sollievo per la fine del viaggio e la voglia di chiudere in fretta questo capitolo. Queste persone hanno respinto l’offerta di proseguire la vacanza e annunciano richieste di risarcimento alla compagnia.
Ecco i racconti di una vacanza rovinata e trasformata in un’odissea: “Dopo il fatto della Concordia abbiamo avuto paura – riferisce un passeggero -. Ci hanno fatto andare ai punti di raccolta e siamo stati fermi lì molto a lungo: non sapevamo nulla di cosa fosse successo. Le scialuppe erano pronte, poi tutto per fortuna è rientrato. Siamo comunque stati assistiti bene, il personale si è sfinito per noi. Un giorno alla deriva, ma per fortuna non è successo nulla. Siamo rimasti in balia del mare quattro giorni e tre notti: lascia perplessi il fatto che, in caso di emergenza, non ci fosse qualcosa che garantisse almeno un mimino di riserve a livello tecnico a bordo. Ci hanno già proposto un risarcimento ma è da ridere: un indennizzo pari al biglietto, 900 euro. Mi sembra che non sia adeguato”.
“Il disagio maggiore? Il fatto di non poter andare al bagno – racconta un altro passeggero – la nave era piena di feci in diversi punti. E poi la puzza, una puzza terribile. Abbiamo potuto mangiare solo panini freddi e toast, non si poteva cucinare nulla”. A sua volta Jonathan, di Roma: “All’inizio, quando abbiamo visto il fumo, c’è stato panico, soprattutto quando si sono spente le luci di emergenza e siamo rimasti al buio. Non era poi proprio il caso di proseguire”. “È stata comunque dura – dice una passeggera – la puzza, i bagni inutilizzabili, il caldo, il sole a picco a 40 gradi. Si stava meglio la notte del giorno”. Un altro passeggero di Genova, Alessandro, porta un elemento di riflessione sul comportamento di alcuni passeggeri: “Mi ha lasciato sconcertato il fatto che solo un’ora dopo l’incendio, rientrata l’emergenza, già molti pensassero all’indennizzo e al risarcimento da chiedere, piuttosto che pensare che avremmo potuto rischiare la vita. A volte si pensa subito ai soldi e non a valori più importanti”.
“Ci hanno assistito abbastanza bene, non possiamo lamentarci – racconta Annamaria, di Agropoli – un po’ di paura all’inizio, ma niente di grave. L’igiene era il peso più grave ma in quelle condizioni non si poteva pretendere di più. Proseguire la vacanza? Siamo stanchi, vogliamo dimenticare e non vediamo l’ora di tornare a casa”.
Valentina Ferrari