La Fiat dice no alle prestazioni dei tre lavoratori reintegrati dalla sentenza del giudice

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MELFI (PZ), 25 FebbraioLa Fiat “non intende avvalersi delle prestazioni lavorative” dei tre operai di Melfi di cui la Corte di appello di Potenza ha disposto la riassunzione. La comunicazione dell’azienda è arrivata oggi ai tre operai, due dei quali delegati sindacali Fiom, con un telegramma. Lo ha reso noto uno degli avvocati della Fiom, Lina Grosso. Ieri la Corte di appello di Potenza, accogliendo il ricorso della Fiom, ha ordinato alla Fiat di reintegrare nello stabilimento di Melfi Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, i tre dipendenti licenziati nell’estate del 2010 con l’accusa di aver bloccato un carrello e dunque i processi produttivi durante uno sciopero interno.

“Sarà fatto di tutto – ha aggiunto l’avvocato Grosso – per riportare al lavoro i tre operai, anche agendo in sede penale, perché la Fiat come al solito non rispetta la sentenze”. I tre operai, secondo le prime informazioni, percepiranno regolarmente lo stipendio e avranno anche quelli arretrati maturati fino a questo momento. Per gli arretrati sarà corrisposta loro la differenza tra il sussidio di disoccupazione percepito e il salario dovuto.

Un mese dopo il licenziamento dei tre operai, il giudice del lavoro giudicò antisindacale il comportamento dell’azienda e ordinò il loro reintegro. Il 14 luglio 2011, però, la sentenza fu ribaltata: un altro giudice accolse il ricorso della Fiat e i tre operai furono licenziati. Ieri, subito dopo la sentenza, il legale della Fiom, Franco Focareta, ha detto che il verdetto conferma il comportamento antisindacale della Fiat. Già dopo la prima sentenza sfavorevole all’azienda, la direzione di Melfi comunicò ai tre licenziati che non si sarebbe avvalsa delle loro prestazioni. Ai tre fu consentito dunque di entrare ai tornelli e fu loro assegnata una stanza per svolgere attività sindacale, ma fu negato l’accesso alle linee di produzione.

Costanza Ferruzzi

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