ROMA, 21 Febbraio – Sempre più vicini alla soluzione del giallo dei due pescatori indiani uccisi mercoledì scorso al largo delle coste del Kerala, in India. Dell’omicidio sono accusati due militari italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che il 15 febbraio si trovavano a bordo della petroliera “Enrica Lexie”, battente bandiera italiana. La vicenda, che presenta ancora molti lati oscuri, ha innescato negli ultimi giorni una crisi diplomatica tra Italia e India.
All’indomani della decisione del giudice del distretto di Kollam, che ha confermato per tre giorni la custodia cautelare di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, il capo della polizia di Kochi, M.R. Ajith Kumar, ha affermato che “fino al 23 febbraio gli inquirenti potranno spostare i due militari italiani dove vogliono, per far procedere l’inchiesta”, aggiungendo che “oggi si presenteranno alla corte di Kollam per ottenere un mandato di perquisizione.” Infatti, l’arma usata durante la sparatoria si troverebbe, secondo Kumar, sulla nave “Enrica Lexie” e “un mandato di perquisizione aiuterebbe gli investigatori a salire sulla nave insieme ai due indagati e prendere possesso dell’arma”. La situazione si complica quindi ulteriormente per i due marò italiani, che dovranno rimanere a disposizione della magistratura per altri 11 giorni. Intanto, i legali di Latorre e Girone hanno presentato un ricorso all’Alta Corte di Kochi contro la denuncia per omicidio presentata dai familiari dei due indiani uccisi. In base a quanto si apprende dal quotidiano indiano Hindustan Times, la difesa italiana avrebbe chiesto l’annullamento del rapporto di polizia (First information report) su cui si basa l’apertura del caso.
I due militari italiani oggi compariranno nuovamente davanti al magistrato e nelle prossime 24 ore, cruciali per l’inchiesta, il giudice dovrà pronunciarsi sull’ammissione in fase istruttoria della prova chiave per la difesa italiana: la registrazione satellitare della nave italiana “Enrica Lexie” dalla quale emergerebbe che la petroliera al momento dell’incidente si trovava ad oltre 33 miglia dalla costa, quindi in acque internazionali. Se la circostanza venisse confermata, si avrebbe perciò un passaggio di competenza dalla giurisdizione indiana a quella italiana. Intanto, comincia a farsi largo l’ipotesi che i due marò italiani sarebbero stati vittime di un inganno: in base alla ricostruzione di alcuni giornali, tra cui Repubblica, la nave italiana sarebbe stata fatta rientrare nel porto di Kochi con un tranello, ossia con la richiesta da parte della guardia costiera di sporgere denuncia sull’attacco subito. Una volta lasciate le acque internazionali, i due fucilieri sarebbero stati immediatamente arrestati.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi, vista la complessità della situazione, ha deciso l’invio del sottosegretario Staffan De Mistura in India, per continuare a livello politico l’azione condotta finora dalla delegazione di esperti italiani dei ministeri di Esteri, Difesa e Giustizia. Dalla Farnesina fanno inoltre sapere che le operazioni messe in atto dall’India nei confronti dell’equipaggio della nave italiana sono “azioni unilaterali”.
Francesca Garreffa