ROMA, 21 Febbraio – Facevano entrare in Italia immigrati clandestini fornendo loro, dietro pagamento, un pacchetto “all inclusive” che garantiva viaggio, alloggio e un lavoro presso i “Kebab” dell’organizzazione. Le indagini sono iniziate con l’arresto, in Lombardia, di un cittadino turco su cui pendeva un mandato di cattura internazionale per terrorismo. L’organizzazione criminale faceva arrivare in Italia clandestini curdi e palestinesi con una falsa documentazione che consentiva di poter richiedere l’asilo politico e ottenere il permesso di soggiorno. Gran parte degli arrestati sono turchi riconducibili all’organizzazione Hezbollah turca, che nulla ha a che vedere con l’Hezbollah libanese.
Tutto questo dopo averli istruiti sulle dichiarazioni da fare alle autorità italiane, con storie false di torture nei Paesi di origine per ottenere l’asilo politico. Sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina le 9 persone appartenenti all’organizzazione terroristica turca Hezbollah arrestati dai poliziotti della questura di Terni, coordinati dal Servizio centrale antiterrorismo. Tra gli arrestati tre donne due ucraine ed un’italiana. La base dell’organizzazione era a Terni ma alcune delle 41 perquisizioni sono state eseguite anche a Milano, Modena, Roma, Como, L’Aquila e a Trieste. Almeno 30 gli immigrati son riusciti entrare grazie a questo metodo.
Sei le persone arrestate: si tratta di cittadini turchi: A.S. di 37 anni, U.F. di 43 anni, E.V. di 38 anni, A.M. di 31 anni; A.I. di 32 anni, K.M. di 53 anni, e di una donna italiana B.S. di 46 anni, responsabile di avere il rilascio a cittadini stranieri di abilitazioni per la conduzione di esercizi pubblici. Due cittadine di origine ucraina, K.M. di 30 anni 30 e O.L. di 31, sono responsabili di concorso in reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sono state condotte agli arresti domiciliari nelle loro abitazioni di Terni e Milano. I 30 denunciati sono responsabili a vario titolo di reati che vanno dall’associazione per delinquere, al favoreggiamento dell’immigrazione, al falso documentale. Tra di essi anche un avvocato del foro di Terni.
Valentina Ferrari