Milano, carcere San Vittore: 21enne si impicca nella propria cella

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ROMA, 20 Febbraio – Si è impiccato sabato scorso nella sua cella nel carcere milanese di San Vittore, Alessandro Gallelli, un 21enne accusato di violenza sessuale e molestie a danno di minori, che si trovava lì da 4 mesi in attesa di giudizio.

Sul giovane, che aveva compiuto 21 anni da poche settimane, pendevano 14 capi di imputazione, tra cui violenza sessuale e molestie ai danni di ragazze minorenni, per cui era stato deciso il carcere preventivo in attesa del giudizio. Ma Alessandro Gallelli, nei 4 mesi di carcere, aveva più volte dichiarato la sua innocenza e denunciato di essere vittima di pestaggi da parte degli altri carcerati, proprio per la fattispecie di reati di cui era stato accusato. Alla fine il ragazzo esasperato si è tolto la vita, impiccandosi nella sua cella, sabato sera, poco dopo aver concluso una seduta psichiatrica.

Sale così a quota 10 il numero dei suicidi avvenuti in carcere. Tuttavia il responsabile di San Vittore afferma che, pur essendo “il pestaggio un triste ‘classico’ del codice che vige in prigione nei confronti di chi è imputato di reati sessuali”, non era possibile nel caso del ragazzo, dal momento che questo si trovava nel Centro osservazione neuropsichiatrico, dove vige un livello di sorveglianza particolarmente elevato. Sono sconcertato per quanto di terribile è successo. – ha detto invece l’avvocato Giuseppe Lauria, del foro di Milano – I genitori mi avevano affidato l’incarico di difenderlo ed io, fin da subito, avevo presentato istanza di scarcerazione con richiesta di arresti domiciliari a casa dei nonni. Non vi erano, a mio parere, gravi indizi di colpevolezza e Alessandro era incensurato. Il non aver concesso un provvedimento cautelare meno restrittivo, tra l’altro con motivazioni non condivisibili, ha significato agire con troppa leggerezza. Quel che è certo – ha concluso lo stesso avvocato – è che Alessandro è una delle tante vittime di questo malcostume giudiziario di italica abitudine: si ricorre alla carcerazione in maniera del tutto indiscriminata”.

Chiara Cavaterra

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