ROMA, 18 Febbraio – Emerge un nuovo particolare nelle indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio. Un ragazzo, pur non essendo l’assassino, ha fornito con il suo Dna punti di contatto con quello trovato sul corpo di Yara. Lo ha rivelato il programma “Quarto Grado”. Un parente del giovane potrebbe quindi essere il killer e per questo gli inquirenti stanno prelevando campioni di materiale genetico a tutte le persone che hanno lo stesso cognome. Il Dna del ragazzo, frequentatore della discoteca le Sabbie Mobili di Chignolo d’Isola, presenta infatti significative analogie con quello lasciato dall’assassino sul corpo della giovane ginnasta di Brembate di Sopra. Le ricerche dei parenti hanno portato a Gorno, un paesino della bergamasca di circa duemila persone, dove il profilo biologico è stato prelevato in massa. Ricostruire le parentele del ragazzo, infatti, potrebbe portare al responsabile dell’omicidio di Yara. Gli investigatori si sono rivolti anche all’anagrafe del Comune e agli archivi parrocchiali per risalire al ceppo familiare su cui stringere le ricerche. Certamente una buona notizia ma ancora la strada è lunga per giungere alla verità sul delitto di Yara Gambirasio, su chi sia stato il colpevole.
In questi giorni il pm Letizia Ruggeri, che da mesi indaga sul caso dell’omicidio, ha deciso di concedere l’autorizzazione a visionare gli atti dell’indagine al consulente della famiglia della giovane vittima. Via libera, allora, ai microscopi di Giorgio Portera, ex tenente del Ris di Parma, il biologo forense ingaggiato dalla famiglia Gambirasio. Che in un primo momento si limiterà ad analizzare le relazioni in tema di autopsia, dna e profili genetici repertati sugli abiti di Yara. “Non abbiamo chiesto altri atti che non siano quelli riguardanti le investigazioni scientifiche – precisa Pelillo -. Dunque, non ci interessano intercettazioni e altri documenti dell’inchiesta”. Il sostituto, nei corridoi della Procura s’è abbandonato a una confidenza: “Non volevo che gli atti uscissero da qui perché le fughe di notizie rischiano di danneggiare l’indagine. E anche per una sorta di pietas nei confronti di Yara. Nel fascicolo c’è materiale delicato e ho visto che in altri casi di un certo clamore mediatico c’è la tendenza ad andare in tv a parlare di cose scabrose, con consulenti e avvocati che si presentano in studio con gli atti”.
Valentina Ferrari