MILANO, 17 Febbraio – L’autopsia sul corpo del cileno ucciso lunedì scorso dal vigile urbano a Parco Lambro, nel centro del capoluogo lombardo, parla chiaro e aggrava la posizione dell’agente: il giovane è stato colpito alla schiena. Il proiettile, si legge nel referto dei medici legali, è entrato all’altezza della scapola, ha trapassato il cuore ed è poi uscito all’altezza del capezzolo sinistro. Marcelo Gomez Cortes, 28enne cileno, è stato ucciso dal vigile Alessandro Amigoni, 36 anni, dopo un breve inseguimento, prima in macchina e poi di corsa all’interno del parco milanese.
Amigoni dichiara al pm Pellicano che, dopo essere stato minacciato con una pistola, “un revolver a canna corta”, ha sparato solo per spaventare i due ladruncoli in fuga, puntando ad un terrapieno, ma nessuno dei tre colleghi di Amigoni hanno percepito una situazione di pericolo e che l’arma con la quale il vigile sarebbe stato minacciato, in realtà nessuno l’ha vista. A confermare la versione dei tre colleghi, è un supertestimone che ieri in questura ha raccontato cosa ha visto lunedì pomeriggio nel parco: l’uomo che fuggiva con la vittima non aveva nessuna pistola, aveva le mani libere.
Secondo la Procura, la pattuglia dei quattro vigili in borghese ha iniziato l’inseguimento dell’automobile con a bordo i due cileni insospettita dal fatto che il conducente, incrociata la vettura dei vigili, ha immediatamente cambiato strada. L’inseguimento è proseguito anche imboccando contromano una strada, ma i fatti precedenti la sparatoria non sono ancora chiari. Tre testimoni, due uomini e una vigilessa, hanno dichiarato di aver sentito due colpi di arma da fuoco, ma solo un bossolo è stato ritrovato nel luogo. Per oggi pomeriggio è previsto un vertice tra la squadra mobile e la procura per fare chiarezza sulla vicenda e per ricostruire i momenti precedenti l’omicidio.
Augusto D’Amante
Fonte Immagine: liberoquotidiano.it