ROMA, 15 Febbraio – Era l’11 novembre del 2007: nell’area di servizio di Badia al Pino vicino ad Arezzo, scoppiarono dei piccoli tafferugli fra alcuni tifosi juventini e un gruppo di tifosi laziali, in viaggio verso Milano per assistere all’incontro di calcio Inter-Lazio.
La piccola rissa richiama l’attenzione di due pattuglie della Polstrada, che si trovavano sul piazzale dello stesso autogrill, ma dall’altra parte della carreggiata a oltre 50 metri di distanza. L’agente Luigi Spaccarotella, nel tentativo di sedare gli scontri, dalla sua pistola fa partire che uccide l’allora 26enne Gabriele Sandri, il quale stava dormendo tranquillamente nella sua auto.
Spaccarotella viene subito iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario. I mesi e gli anni successivi sono segnati dalla guerra delle perizie balistiche e dai vari processi. La condanna di primo grado, il 14 luglio del 2009, giudica l’agente colpevole di omicidio colposo e gli infligge sei anni di reclusione. In secondo grado invece, la Corte di Appello di Firenze cambia l’accusa in omicidio volontario e aumenta la pena a nove anni e quattro mesi.
Si arriva così alla decisione presa ieri dalla Corte di Cassazione di Roma, la quale ha confermato la pena di nove anni per omicidio volontario, aprendo così le porte del carcere all’agente Spaccarotella. Lacrime e commozione alla lettura della sentenza da parte dei familiari di Gabriele e dei tanti tifosi della Lazio presenti in aula. “Giustizia è fatta. E’ la vittoria del popolo di Gabriele – dicono il padre di Gabbo, Giorgio Sandri, e il figlio Cristiano – Giustizia è fatta anche se non è stato facile”.
Luca Martano