ROMA, 14 Febbraio – E’ stato condannato ieri dal Tribunale di Vigevano, Alberto Stasi, per la detenzione di materiale pedopornografico: la pena inflitta all’ex fidanzato di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nel 2007, è di 30 giorni di reclusione e 1.400 euro di multa, convertiti in una pena pecuniaria complessiva di 2.540 euro, oltre all’interdizione dai pubblici uffici ”in perpetuo da qualunque incarico di ogni ordine e grado nonché da ogni ufficio o servizio in istituzioni o strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori”.
Alberto Stati, 28 anni, era finito davanti al giudice per l’udienza preliminare di Vigevano nel 2009 con la doppia accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico, scoperto nel suo computer dagli inquirenti, nell’ambito dell’indagine per l’omicidio di Chiara Poggi. In quell’occasione l’ex bocconiano, assolto a Dicembre anche in secondo grado dall’accusa di aver ucciso la fidanzata, trovata morta nella sua casa il 13 agosto 2007, era stato prosciolto per la divulgazione di filmati hard con protagonisti bambini anche in tenera età, ma rinviato a giudizio per il solo reato di detenzione di video proibiti. L’accusa si era ristretta quindi a 17 frammenti di immagini che la difesa riteneva essere finiti sul computer del ragazzo per errore, durante lo scaricamento massivo di circa 5.000 file pornografici, e che non erano mai stati né condivisi né tantomeno archiviati. La sentenza, arrivata ieri dopo 3 ore e mezza di camera di consiglio, è però di condanna nei confronti di Stasi.
L’avvocato Giulio Colli, difensore del giovane insieme al professor Angelo Giarda, ha già annunciato il ricorso: “Leggeremo con attenzione le motivazioni della sentenza e valuteremo la possibilità di ricorrere in Cassazione. Faremo ricorso anche perché l’ultimo pezzettino rimasto in piedi non ha senso giuridico. Lo spezzone di file era incompleto, non apribile e non utilizzabile, perciò ci sono buone probabilità di vincere”. Nel complesso dunque la difesa di Alberto Stasi si dice ”moderatamente soddisfatta”. L’avvocato spiega poi: “eravamo partiti con una contestazione di 60 spezzoni di file, e ora si e’ sbriciolato tutto. Resta quest’ ultima piccola macchia che cercheremo di cancellare”.
Chiara Cavaterra