TORINO, 13 Febbraio – Il processo Eternit si è concluso con la condanna a 16 anni di carcere per il barone belga Louis de Cartier e il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, entrambi ritenuti colpevoli dei reati di disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche. Nel silenzio dell’aula del tribunale, interrotto dalle lacrime dei parenti delle vittime dell’amianto, il presidente della corte, Giuseppe Casalbore, ha letto quella che è stata già definita come una “sentenza storica”.
Secondo il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, infatti, la sentenza di oggi è importante dal punto di vista sociale perché “corona una lunga battaglia” che ha visto collaborare le istituzioni della Repubblica, sia a livello locale che a livello nazionale, con tutte le forme di pluralismo sociale presenti nel paese, dai sindacati alle associazioni dei parenti delle vittime.
Schmidheiny, 64enne, e de Cartier, 90 anni, erano alti dirigenti della multinazionale svizzera Eternit: per loro l’accusa aveva chiesto una condanna a 12 anni, aumentata a 20 per continuazione di reato. La corte ha voluto, però, fare una distinzione tra gli stabilimenti italiani all’interno del dispositivo: i due, infatti, sono stati dichiarati colpevoli per gli stabilimenti di Casale Monferrato (AL) e di Cavagnolo (TO), mentre il reato è estinto per prescrizione per gli impianti di Rubiera, in Emilia Romagna, e di Bagnoli, in Campania.
Per i risarcimenti, la corte ha stabilito che questi devono essere pari a 30mila euro per ogni congiunto che ha perso la vita; 35mila euro per ogni ammalato; 100mila per ogni sigla sindacale coinvolta; 4 milioni di euro per il comune di Cavagnolo; 20 milioni per la Regione Piemonte; una provvisionale all’Inail di 15 milioni di euro. Il risarcimento, infine, per il comune di Casale Monferrato, che nelle scorse settimane è stato protagonista di un tira e molla con il magnate Schmidheiny, che aveva offerto all’amministrazione 18 milioni con l’impegno di ritirarsi da parte civile, è stato stabilito a 25 milioni di euro.
Augusto D’Amante