ROMA, 18 Gennaio – Schettino sfata il mito del comandante eroico e coraggioso. In pochi minuti ha dimenticato tutti i valori che gli sono stati insegnati dalle scuole superiori quando ancora sognava di navigare. Le accuse non gli lasciano via di scampo: omicidio colposo plurimo, abbandono della nave e naufragio.
Nonostante ciò il fermo non è stato convalidato e l’ex comandate per il momento è ai domiciliari. Dopo la decisione del gip è stato questo il commento di Francesco Verusio, procuratore capo di Grosseto: ”E’ da capire perché il gip ha applicato la misura cautelare. Sono proprio curioso di leggere le motivazioni e domani mattina ne prenderemo atto”. E anche il difensore di Schettino mostra stupore affermando che né lui, né il suo assistito si aspettavano tale provvedimento. Per circa tre ore l’ex comandante è stato sottoposto ad un interrogatorio durante il quale ha dichiarato:”La nave dopo l’urto ha avuto uno sbandamento di 90° gradi, non potevo risalire sopra”. L’avvocato ha inoltre confermato che il capitano è stato sottoposto a test tossicologici dei quali si attende il risultato. Fuori dall’aula la moglie, il fratello, il cugino e fuori al tribunale tanti curiosi anche stranieri.
Ciò che ha sconvolto di più il mondo e l’intera nazione è stata la telefonata di venerdì notte tra il capitano Gregorio Di Falco, della Capitaneria di Livorno, e Schettino che aveva già lasciato la nave. L’urlo pieno di rabbia di Di Falco: “Torni a bordo!” non è servito ad evitare la catastrofe e neanche a convincere Schettino che cercava di prendere tempo dando delle motivazioni banali. Intanto il numero dei morti è salito a undici e quello dei dispersi a ventiquattro. Nelle ultime ore si teme un disastro ambientale nel caso in cui il relitto affondasse.
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Martina Morlè