BARI, 12 Gennaio – “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Il lavoro come impegno utile al proprio Stato e alla propria dignità. La sua perdita e il dramma dell’impotenza che ne consegue. E’ ciò che è accaduto ai coniugi Di Salvo, suicidi dopo innumerevoli appelli.
Salvatore Di Salvo, 64 anni, e la moglie Antonella Azzollini, di 69, impossibilitati a provvedere al proprio sostentamento, erano stati affidati ad una casa d’accoglienza. Innumerevoli le richieste di aiuto rivolte ai vertici dello Stato. “Ave Silvio, morituri te salutant”, queste le parole rivolte sei mesi fa al Presidente Berlusconi. Parole forti usate per creare, invano, rumore. Indifferenza di Stato che ha portato i due coniugi a rinunciare alla vita.
“Vorrei una stanza doppia per le notti del 3, 4, 5, 6 e 7 gennaio” la richiesta di Di Salvo presso l’hotel “Sette Mari”, periferia nord di Bari. Una stanza vista mare. La camera 448, luogo in cui, nel pomeriggio dell’8 gennaio è stato ritrovato il cadavere della signora. L’ipotesi d’omicidio è stata smentita dal ritrovamento di confezioni di barbiturici, usati dalla donna per togliersi la vita. All’alba dello stesso giorno era stato rinvenuto il cadavere di un uomo, lungo il litorale adiacente l’hotel. Si trattava di Salvatore Di Salvo.
“Leggerete sui giornali con quanta dignità sanno morire due cittadini italiani disgustati dall’ipocrisia e dalla crudeltà di voi politici”. L’ennesimo dramma di uno Stato sordo alle richieste d’aiuto del suo popolo.
Anna Maria D’Andrea