ROMA, 20 DICEMBRE (Romatg24) – Secondo uno studio degli economisti de lavoce.info, la portata recessiva della manovra Monti rischia di essere di gran lunga superiore a quella indicata dalla Banca d’Italia. Potrebbe ammontare di per sé a una recessione triennale di 2,7 punti di Pil visto che deve cumularsi alle due manovre già varate dal governo Berlusconi, che hanno un impatto pluriennale vicino ai 90 miliardi.
Un insegnamento ci viene dal passato. Nel 1992 la manovra del governo Amato da 90 mila miliardi di lire ci aveva portati alla recessione, che fu compensata però dalla possibilità di svalutazione della moneta. Senza quella medicina l’effetto recessivo potrebbe addirittura raddoppiarsi, superando i 5 punti di Pil nel triennio. Se poi anche i paesi legati all’interscambio con l’Italia dovessero adottare in contemporanea – come vuole la Germania – manovre altrettanto dure e recessive, l’effetto indotto per l’Italia sarebbe una ulteriore caduta di Pil dell’ordine di 3 punti in tre anni, arrivando così a 8 punti percentuali da qui a fine 2014.
Pare che la previsione di pareggio di bilancio nel 2013 sia lontanissima, col rischio, già nella prima parte del 2012, di una nuova correzione dell’ordine di quasi un punto di Pil. Una manovra bis dunque, che oggi è smentita in via ufficiale, ma che è sempre più concreta. Il governo Monti non ha non ha ipotizzato nessun andamento dello spread nel 2012, solo segnando che grazie all’ultimo trimestre la spesa per interessi cresce di 8,4 miliardi nel 2012, di 10,5 miliardi nel 2013 e di 11,3 miliardi nel 2014. Se lo spread oscillerà ancora fra 400 e 500 punti a gennaio e febbraio, sarà necessaria una messa in discussione dei conti generali.
Chiara Arnone