ROMA, 12 NOVEMBRE – Film deludenti e pioggia battente. Il secondo giorno del Festival del cinema di Roma è stato 'sommerso' dalle negatività. Nel vero senso della parola. Il red carpet si è trasformato in una pozzanghera a causa della pioggia battente che ha colpito molto zone d'Italia e anche la capitale, con le dovute conseguenze anche per i protagonisti che percorrevano la passerella. I protagonisti del film russo 'Spose celesti dei Mari della Pianura' a rinunciare alla sfilata.
Intanto il film di esordio alla regia Carlo Lucarelli veniva colpito da una pioggia diversa, quella di critiche: la stampa ha infatti reagito con qualche fischio di disapprovazione al suo thriller 'L’isola dell’angelo caduto'. Tratto dal suo stesso romanzo omonimo, il film del conduttore di 'Blu notte' ha fatto storcere il naso per la sua atmosfera barocca e sopra le righe: una sorta di Shutter Island all’italiana ambientato nel 1925 in una colonia penale fascista su un’isola immaginaria popolata da satanisti e militari diabolici, tutta creata al computer nella campagna di Santa Maria di Galeria. Lo scrittore voleva catturare l'attenzione sul 'momento della vita in cui si è costretti a decidere se scendere a compromessi o restare fedeli alla propria coscienza'. Ma a quanto pare il cinema non è il punto forte di Lucarelli, che invece ha successo in tv e in libreria. Davanti ai giornalisti si è pure scusato, dichiarando di aver voluto fare il film che voleva e che la pellicola riporta degli errori e cose pasticciate, la colpa è solo sua.
Ma per fortuna il Festival non è solo critiche. La giornata, infatti, era iniziata con applausi e risate per il film francese Populaire, di Régis Roinsard che il direttore Müller aveva pubblicizzato come il nuovo 'Quasi amici'. Siamo ben lontani da quell’exploit, ma la commedia con Romain Duris, Déborah François e Bérénice Bejo (The Artist) ha un’ottima confezione d’epoca anni 50 nel raccontare di una ragazzotta di campagna che diventa campionessa mondiale di dattilografia.
E mentre Adrien Brody e Jude Law, tra i pochi divi attesi al festival, hanno fatto solo una brevissima apparizione, il maestro Giuliano Montaldo, protagonista del documentario su di lui 'Quattro volte vent’anni', ha portato un po di politica all’Auditorium: “Non amo i rottamatori – ha dichiarato – parlano solo della prima fase, quella distruttiva, e non di cosa c’è da fare dopo”.
Sabrina Bachini