PECHINO, 19 LUGLIO – Non sono semplicemente numeri quelli che ritroviamo in Cina e che riguardano i bambini scomparsi ma cifre allarmanti che cominciamo a far parte integrante della storia del Paese.
Secondo quanto riportato dalle fonti ufficiali, si contano 802 persone arrestate in 15 province e appena l’anno scorso ne sono stati trovati 8mila. Le cifre comunque sia oscillano e potrebbero anche essere maggiori perché la Pubblica Sicurezza riporta solo i casi dove si attestano ipotesi di reato. In merito a quest’ultime le più frequenti concernono la vendita di bambini stessi i cui prezzi variano dai 4mila euro per una bambina ai 10 mila per un maschietto.
Il più delle volte le vendite hanno buon fine perché la rete dei trafficanti si avvale della complicità di funzionari che segnalano alle famiglie benestanti la possibilità di acquistare bambini da donne piuttosto indigenti e della collaborazione di medici che valutano la salute delle mamme e dei feti e rendono le cliniche in cui operano centri di raccolta e smistamento. Al buon esito, specificamente contribuiscono anche altri non trascurabili fattori, come: il passaggio di 24 ore se al momento della denuncia non sussiste alcuna prova lampante e il notevole sforzo organizzativo che deve essere profuso per la ricerca.
Ormai per rimediare alla tragicità della scomparsa i genitori scartano il ricorso all’autorità e si rimboccano le maniche appendendo foto in luoghi strategici, distribuendo volanti e facendo ricorso ad internet, specificamente al sito baobeihuijia.com che in italiano può essere tradotto con l’epiteto “Torna a casa tesoro”. L’ultima della sezione è una certa Yanli, nata il 12 luglio 1981 e dispersa il 28 novembre 1985. La bambina è solo la numero 51.568.
Alessandra Filice