ROMA, 17 LUGLIO – Terzo giorno consecutivo di combattimenti a Damasco. I violenti scontri a fuoco tra gli uomini del Libero Esercito Siriano e le truppe fedeli al regime di Bashar al-Assad hanno travolto la capitale siriana, dove ieri forze di sicurezza e veicoli blindati hanno cinto d’assedio alcune aree ribelli, tra cui il quartiere meridionale di al-Midan, nei pressi della Città Vecchia. Secondo quanto riferisce la tv satellitare al-Arabiya, colpi di arma da fuoco sono stati uditi lungo via Baghdad e in piazza degli Abbasidi, nel centro della città. I combattimenti tra i ribelli e le forze governative sono proseguiti anche in altri quartieri della capitale, in un’escalation di tensione che sembra non volersi arrestare. Durante gli scontri è rimasto ucciso anche il vice capo del dipartimento di polizia di Damasco, Issa Duba.
“Marciamo verso la vittoria” ha detto alla Cnn il colonnello Abdulhameed Zakaria, che ha disertato l’esercito del regime per unirsi agli ex militari del Libero Esercito Siriano. “Vulcano di Damasco e Terremoti della Siria”, questo il nome della controffensiva lanciata dal Libero Esercito Siriano, braccio armato dell’opposizione, contro le truppe lealiste. In un comunicato stampa si legge che l’operazione è stata decisa “in risposta ai massacri e ai crimini barbarici” perpetrati dagli uomini di Bashar al-Assad. Anche i Fratelli Musulmani hanno lanciato un appello alla popolazione siriana affinché sostenga il fronte dei ribelli in quella che viene definita la “battaglia decisiva” contro il regime di Assad. “La battaglia si sta combattendo ora a Damasco, il che richiede la mobilitazione di tutte le parti e di tutte le nostre forze in vista della vittoria” spiega un comunicato dell’organizzazione islamica.
Intanto, sul fronte diplomatico la questione siriana sembra aver raggiunto una fase di stallo. Ieri l’inviato congiunto di Onu e Lega Araba per la Siria Kofi Annan, in visita a Mosca, ha avuto un colloquio con il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. “La crisi siriana si trova ad un bivio, questo è un momento chiave e di svolta” ha detto Annan, che oggi incontrerà il presidente Vladimir Putin. Ma la possibilità che si arrivi all’adozione di un piano congiunto per la Siria che prenda in considerazione eventuali sanzioni contro Damasco – come previsto dal capitolo VII della carta delle Nazioni Unite – appare decisamente lontana per la forte resistenza mostrata dai vertici del Cremlino. Resistenza che si assomma all’intransigenza espressa in più occasioni dall’altro tradizionale sostenitore del regime di Bashar al-Assad, Pechino, che attraverso lo slogan “No alle ingerenze straniere”, boccia fermamente la soluzione occidentale.
Francesca Garreffa