ROMA, 9 LUGLIO – Nonostante fosse nota l’importanza che la giornata di oggi avrebbe avuto per Damasco, scontri e bombardamenti sono proseguiti senza sosta. Mentre l’inviato di Onu e Lega Araba Kofi Annan incontrava il leader siriano Bashar al Assad, diciassette sono state le vittime a cadere durante i bombardamenti sulla città di Homs per mano delle forze governative. In una Siria ormai devastata dalla guerra civile, le parole dell’ex segretario delle Nazioni Unite Assan sono apparse quanto meno rassicuranti. Ha parlato infatti di un incontro “costruttivo e schietto” che aveva come scopo il raggiungimento di un accordo di pace da sottoporre all’opposizione. Sull’accordo in sé non è stata divulgata nessuna informazione specifica, se non che richiederà un dialogo politico tra le parti in gioco e che dovrà portare alla creazione di un esecutivo di unità nazionale.
Nell’agenda dell’inviato si prospetta ora un viaggio verso Teheran, dove incontrerà i maggiori esponenti politici per discutere dell’andamento della situazione. Anche l’altro sostenitore del regime siriano, la Russia di Putin, ha dichiarato la necessità di raggiungere una “soluzione politica pacifica”, scongiurando invece la possibilità di un intervento esterno. Parole chiaramente rivolte agli storici nemici d’oltreoceano. Gli Stati Uniti sono infatti stati nuovamente al centro delle accuse lanciate da Assad attraverso una rete televisiva tedesca in quanto sostenitori dei ribelli e del tentativo di destabilizzare il regime. Per sua parte, Hillary Clinton ha ribadito la necessità di porre fine alle violenze nel paese attraverso la piena applicazione del piano in sei punti redatto dall’Onu. Piano che, per ammissione dello stesso Assan, non ha raggiunto fino ad oggi i risultati sperati.
Federica Sterza