Elezioni presidenziali in Egitto, intervista ad un giovane egiziano deluso

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IL CAIRO, 18 Giugno – A venti ore dalla chiusura dei seggi, non ci sono ancora dati ufficiali, ma i Fratelli Musulmani rivendicano a gran voce la vittoria del loro candidato, Mohammed Morsi, alle elezioni presidenziali egiziane. Pochi commenti dalla fazione avversaria, il cui candidato Ahmed Shafiq esce dalle fila della vecchia guardia di Hosni Mubarak, rovesciata dalla rivoluzione di febbraio 2011. In attesa dei risultati ufficiali, che la Commissione Elettorale dovrebbe rendere noti giovedì, abbiamo rivolto alcune domande a Hussein, giovane egiziano che ha partecipato al movimento rivoluzionario e che ora si definisce “giù di morale per un risultato che non rappresenta la rivoluzione”.

Domanda.  Un primo commento post-voto. Quali sensazioni all’interno della società civile?
Risposta. Sono davvero troppo giù di morale dopo questo risultato che non rappresenta la rivoluzione. Il movimento rivoluzionario esige delle cose semplici cioè pane, libertà, giustizia sociale e dignità umana, ma lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate, ndr) si era schierato dalla parte del cambiamento all’inizio solo poiché era contro il passaggio ereditario del potere che avrebbe permesso al figlio di Mubarak di arrivare alla presidenza del paese. I militari stanno occupando il paese dal 1952, dal colpo di stato contro il Re Farouk che loro lo chiamano “rivoluzione”. Insomma, sono dei bugiardi ed é certo che hanno falsificato il risultato per quel Shafiq che rappresenta sia l’ex regime che i militari. Hanno costretto il popolo a scegliere tra un paese civile – in realtà militare – e un paese religioso. Dopo la pessima performance dei Fratelli Musulmani nel Parlamento, la scelta ormai cadrà su “il paese civile” che é, in fondo, militare.

D.  A proposito del Parlamento, il pomeriggio del 14 giugno la Corte Costituzionale lo ha sciolto affermando che la legge che ha regolato le elezioni politiche sarebbe stata incostituzionale. Il partito dei Fratelli Musulmani, fino ad allora a capo dell’assemblea popolare finora, ha subito un grosso colpo. Nel mondo politico sembra che per ogni passo avanti, due se ne facciano indietro. E la società civile?
R. Secondo me hanno fatto bene a sciogliere il Parlamento, perché non rappresentava le esigenze e le richieste della rivoluzione, che sono poi quelle di tutto il popolo egiziano. Credo che sia colpa di tutti i candidati che hanno accettato queste leggi, perché sapevano già cosa sarebbe successo. Non hanno portato rispetto a nessuno, se non alle loro poltrone. Se lo meritano tutti quanti. La colpa del risultato del referendum del 19 marzo, che ha distrutto la rivoluzione, é interamente dei fratelli musulmani e tutti gli islamisti.

(Svoltosi a seguito delle rivoluzioni popolari di febbraio 2011, il Referendum ha modificato la costituzione del 1971.  Tra i cambiamenti più rilevanti, la limitazione della presidenza a un massimo di due termini di quattro anni, il controllo giudiziario delle elezioni, una commissione per redigere una nuova costituzione a seguito delle elezioni parlamentari, facilitazione dell’accesso alle elezioni presidenziali da parte dei candidati tramite la raccolta di 30.000 firme di almeno 15 province, 30 membri di una camera del legislatore, o la designazione da parte di detentori di almeno un seggio in parlamento – ndr).

D. A maggio il dibattito televisivo tra i due candidati considerati favoriti – Amr Moussa e Abdel Moneim Aboul Fotouh – aveva rilanciato l’entusiasmo estero per la democratizzazione dell’Egitto. Nei giornali si è parlato di dibattito “storico”. Ad attirare l’attenzione e a fare crescere gli entusiasmi, il fatto che il dibattito avesse la struttura classica dello scontro a due e che fosse trasmesso dalla televisione pubblica. Quali sono state le reazioni e le sensazioni da parte dell’opinione pubblica egiziana e soprattutto da parte di chi ancora manifesta per il cambiamento?
R. Credo che Amr Moussa e Abdel Moneim Aboul Fotouh siano stati pessimi durante il dibattito in televisione. In realtà ognuno di loro non faceva altro che accusare l’altro di essere appartenuto all’ex regime o di seguire il progetto dei Fratelli Musulmani che vogliono creare una nuova dittatura a modo loro. I voti dei rivoluzionari o quelli che supportano la rivoluzione erano per Hamadeen Sabbahy, arrivato terzo al primo turno delle presidenziali, mentre quelli che insistono a vedere l’Egitto come uno stato islamico moderato hanno sostenuto Abou El fotouh. La vecchia generazione ha invece votato per Amr Mousa, vista come la persona adatta per guidare e “conservare” il paese.

D. Il primo turno ha stupito: Aboul Fotouh – candidato indipendente ma sostenuto dai fratelli musulmani – è quarto, 4 milioni di voti. Amr Moussa – ex segretario della Lega Araba ed ex ministro degli esteri – prende 2,9 milioni di voti. Al primo posto il candidato dei fratelli musulmani Mohammed Mursi, 5,7 milioni di voti. Al secondo posto, l’ex primo ministro ed ex comandante delle forze armate, Ahmed Shafiq. Qualcuno parla di poteri forti che hanno manovrato il voto del primo turno e che hanno inevitabilmente diretto il secondo. Voi che siete scesi in piazza per il cambiamento come avete vissuto i risultati?
R. Dopo il risultato del primo turno elettorale c’è stata una piccola rivolta pacifica in tutto l’Egitto, ma invano. Come dicevo, il risultato ci aveva resi tutti depressi più che mai. La rivoluzione non era iniziata né islamicamente né militarmente. Lo SCAF aveva l’unico scopo di cacciare Mubarak per non lasciare il potere al suo figlio Gamal. Ora lo SCAF sta facendo un colpo di stato contro la rivoluzione!

D. Che cosa rappresenta la candidatura e la positiva uscita dal primo turno dell’ex Primo Ministro ed ex comandante delle forze armate Ahmed Shafiq?
R. Dopo lo scioglimento del Parlamento, penso che l’eventuale arrivo al potere presidenziale di Shafiq significherebbe molti più scontri e molto più violenti!

D. Guardando ai candidati “favoriti” quasi tutti uscivano dalle fila del vecchio squadrone di Mubarack. I due candidati che si scontreranno sabato e domenica, Mohammed Morsi e Ahmed Shafiq, non sono da meno. Dove sta esattamente il cambiamento?E chi vuole cambiare l’Egitto, cosa spera? 
R. Ci sono molte prospettive diverse oggi in Egitto. Ci sono tantissime persone che vogliono la falsa stabilità del vecchio regime, gli islamisti vogliono un paese religioso, ma noi giovani rivoluzionari non vogliamo altro che un paese civile, perciò boicottiamo le elezioni o andiamo davanti ai cancelli per disturbare il voto.

Giovedì pomeriggio la Commissione elettorale pubblicherà i risultati ufficiali delle elezioni. Il Movimento del 6 Aprile, fondato da Ahmed Maher, aveva lanciato a maggio un appello per la formazione di un’alleanza per contrastare Shafiq. L’appello non era stato colto e ora si attende, con implicita delusione, il risultato delle prime elezioni “libere” post Mubarak.

Matilde Cristofoli

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