ROMA, 29 Marzo – E’ morto questa mattina Daniel Zamudio dopo 24 giorni di agonia. Il giovane cileno è stato vittima della follia di quattro coetanei neonazisti che la sera del 4 marzo scorso lo hanno picchiato e torturato per ore. Gli hanno staccato un orecchio, bruciato una gamba e con pezzi di vetro lo hanno sfregiato tracciando svastiche su tutto il suo corpo. Malgrado i medici ne avessero già decretato la morte cerebrale sabato scorso, la famiglia aveva deciso di non staccare la spina. Il movente di questa atrocità è l’omofobia. La morte del giovane ha provocato forte commozione e nei giorni scorsi sono state molte le persone arrivate davanti al Posta Central per manifestare la propria solidarietà e depositare fiori e candele davanti alla porta dell’ospedale. Sono quattro i sospettati dell’omicidio attualmente in prigione, tutti di età compresa tra i 19 ed i 26 anni. Il pubblico ministero li incriminerà chiedendo l’ergastolo.
Negli ultimi anni la cultura e la mentalità dei giovani sembra cedere sempre più alle tentazioni neofasciste. In Cile non esiste una legge contro la discriminazione, la proposta è ferma da 7 anni nel dimenticatoio del Congresso Nazionale nonostante le lotte della maggior organizzazione per la difesa dei diritti GLBT del Cile, MOVILH Movimiento de Integración y Liberación Homosexual. Anche il cantante portoricano Ricky Martin, che ha dichiarato da poco di essere gay, ha deciso di mettere al servizio di Daniel la forza mediatica della sua voce. Anche la sinistra e il centro sinistra sono convinti della necessità di una normativa adeguata e soprattutto sono concordi sull’urgenza di un programma educativo che incida profondamente il tessuto culturale cileno. La storia di Daniel ha fatto il giro del mondo così anche il presidente Sebastian Pinera dal summit asiatico in cui si trovava è intervenuto e a ha detto che il governo non si arrenderà fino a quando non passerà una legge antidiscriminazione.
Contro tutti questi sforzi però, c’è la posizione nettamente contraria dei parlamentari di governo, e quella a dir poco ambigua delle comunità religiose: c’è la paura che libertà diventi libertinaggio e che per evitare di discriminare qualcuno, si finirà con il dover accettare i gay! Il centro destra, compreso il sindaco di Santiago Pablo Zalaquett, del partito Union Democrata Independiente (Udi), che fa parte della coalizione del presidente Sebastian Piñera, sembra condannare duramente il fatto, ma non ne vuole fare una bandiera per i diritti dei gay, perchè il paese non è pronto per ciò che per la vicina Argentina è da tempo considerato un diritto.
Marzia Fanciulli