ROMA, 26 Marzo – Dopo la strage di civili in Afghanistan nella provincia di Kandahar, ad opera del sergente americano Robert Bales, gli Usa hanno pagato 50 mila dollari per ogni afghano rimasto ucciso. Il sergente Bales autore della strage è nel frattempo confinato nella prigione di Fort Leavenworth dove sono detenuti i maggiori criminali dell’esercito americano, e rischia la pena di morte.
Due settimane dopo lo sterminio costato la vita a 17 persone, di cui, nove bambini, quattro donne e quattro uomini, l’esercito degli Stati Uniti ha pagato un indennizzo di 50 mila dollari (circa 37.700 euro) ai familiari dei civili uccisi, e a ciascuno dei feriti sono andati 11 mila dollari (circa 8.300 euro). Il governo di Hamid Karzai conferma, che erano stati dapprima donati alle vittime 2.000 dollari e 1.000 dollari ogni ferito.
Gli inquirenti fanno sapere che continuano ad emergere nuovi dettagli sulle dinamiche dell’accaduto. Il massacro consumatosi il giorno 11 marzo vede incriminato come unico autore Robert Bales, anche se in un primo mento, secondo alcune fonti afghane e lo stesso Presidente Karzai si sospettava che il sergente, non avesse agito da solo. La notizia è stata infatti smentita. Secondo una prima ricostruzione, il sergente avrebbe compiuto la strage in due diversi momenti della notte. I due villaggi colpiti, infatti, Balandi e Alkozai sono situati uno a nord e l’altro a sud della base. Robert Bales avrebbe colpito prima un villaggio, poi sarebbe rientrato alla base dove stazionava, e dopo un primo attacco, sarebbe uscito nuovamente per colpire anche l’altro villaggio.
Non è chiaro il motivo di tale gesto, ma il soldato 38enne americano non ha mai negato le accuse a lui rivolte. Bales dovrà rispondere di 17 assassinii, sei tentati omicidi, premeditazione e altre gravissime violazioni del codice militare. L’avvocato John Henry Browne, legale del soldato Usa ha dichiarato di giocare la carta dell’infermità mentale, descrivendo il suo assistito come “ un patriota traumatizzato dalle ferite in battaglia, che è stato mandato a combattere troppe volte”
Martina Tirico