ROMA, 23 Marzo – Il nuovo patto fiscale (“Fiscal compact”) tra i Paesi dell’Unione europea è una misura giusta per facilitare l’uscita dalla crisi che ha colpito la zona euro. Invece, per ciò che riguarda gli eurobond, è meglio attendere ancora perché i tempi non sono maturi. È quanto ha affermato il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, in un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Bild. Dopo aver annunciato che “per la zona euro il peggio è passato” e la situazione si sta pian piano stabilizzando, il numero uno della Bce è apparso visibilmente vicino alle posizioni tedesche, con una brusca frenata nei confronti dell’ipotesi – che circola ormai da diverso tempo – della creazione di obbligazioni del debito pubblico comuni a tutti i Paesi dell’Eurozona. “Una comunità deve basarsi sulla fiducia nel rispetto di regole comuni, come per esempio la disciplina di bilancio – ha spiegato Draghi – pertanto il nuovo fiscal compact degli Stati europei è giusto, mentre sarebbe troppo presto per gli eurobond.” “In generale – ha poi aggiunto – se vogliamo proteggere il denaro dei contribuenti europei, l’Eurozona non deve diventare un’unione di trasferimenti, in cui uno o due Paesi pagano e il resto spende, tutto finanziato attraverso emissioni di debito comuni”.
Sull’argomento spinoso della crisi greca, il presidente della Bce si è espresso in termini molto chiari: se la Grecia vuole uscire dalla crisi, l’unica soluzione è quella di rinunciare al benessere sociale, mettendo in pratica le misure di austerità approvate dal governo. “Tale rinuncia coincide con la riduzione dei salari in tutti i settori” ha detto Draghi. I sacrifici che la popolazione greca sta affrontando saranno però efficaci e “meno dolorosi” soltanto se il Paese rimane all’interno della zona euro. Un’eventuale uscita di Atene dalla moneta unica non farebbe altro che alimentare forti spinte inflazionistiche e minerebbe la fiducia degli investitori nello Stato ellenico. Su questo aspetto, Draghi si mostra assolutamente categorico: “L’uscita dall’euro e la possibilità di svalutare la propria valuta non migliorerebbero per nulla le cose. Come conseguenza negativa di un’uscita vi sarebbero un’inflazione elevata e una grande instabilità. Inoltre, per un periodo di tempo non prevedibile nessuno presterebbe alla Grecia il denaro di cui necessita”. Alla domanda rivoltagli dal quotidiano tedesco sulla possibilità di nuovi aiuti alla Grecia, Draghi ha risposto che bisognerà vedere come proseguirà nel Paese, e soprattutto “bisognerà controllare se le riforme che sono state approvate dal governo diventeranno operative”.
Francesca Garreffa