MADRID, 21 Marzo – Aspre polemiche seguono la notizia pubblicata sul quotidiano El Mundo riguardo la decisione del governo spagnolo di non rinnovare la patente di guida ai malati di tumore del sangue sottoposti a chemioterapia. Come riportato nel paragrafo IV del Regio Decreto 818 del 2009, infatti, i pazienti con neoplasie ematologiche che si vedono scadere il permesso di guida mentre sono sottoposti ai trattamenti chemioterapici dovranno aspettare tre mesi dalla fine delle cure per poter presentare la richiesta di rinnovo, dietro parere favorevole di un medico. Non solo: il rinnovo, se concesso, sarà valido solo tre anni e non dieci, come comunemente avviene per le persone “sane”.
Fra le associazioni dei pazienti oncologici scoppia il putiferio: secondo Jesús García Mata, portavoce della Sociedad Española de Oncología Médica (Seom), si tratta di una “misura esagerata, perché il regolamento non rispecchia la realtà visto che le persone sottoposte a chemioterapia possono condurre una vita perfettamente normale”. Inoltre, non si tiene conto che molti malati vengono sottoposti alla chemio solo per prevenire delle ricadute e molti altri possono ricevere la terapia “a vita” perchè convivono per anni con la malattia. Senza considerare poi, i casi di alcune persone che, seppur malate di altri tipi di cancro, hanno raccontato il mancato rinnovo della patente solo perché durante la visita si erano presentati calvi, a causa della perdita dei capelli per effetto della chemio.
I legislatori spagnoli dicono di essersi consultati con associazioni mediche e scientifiche e che le restrizioni previste da questa normativa sono al pari delle limitazioni previste per altre patologie. Ad esempio per malattie delle capacità visive e uditive, del sistema muscolo-scheletrico o cardiovascolare; malattie renali e mentali, del sistema respiratorio, del sistema nervoso e muscolare, diabete. Secondo le autorità della Sociedad Española de Medicina de Tráfico (Semt) e della Dirección General de Tráfico il principio è uguale per tutti, o almeno per chi abbia malattie che possano causare la perdita o la grave diminuzione di funzioni motorie, sensoriali o di coordinazione che possano incidere involontariamente sul controllo del veicolo.
Giusto. Ma che c’entrano i pazienti con un tumore del sangue che fanno chemioterapia? “E’ quello che mi chiedo anch’io – risponde Carmine Pinto, segretario nazionale dell’Associazione italiana di oncologia medica e direttore dell’Oncologia all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna Policlinico Sant’Orsola-Malpighi. È vero che i malati onco-ematologici durante la chemio vedono spesso abbassarsi moltissimo i valori di piastrine, globuli bianchi e rossi, con possibili emorragie (anche cerebrali), stanchezza grave o perdita di coscienza. Ma è altrettanto vero che questo tipo di malati o è ricoverato o è allettato a casa propria: non sono certo persone che possono andare in giro in macchina. Per cui una simile legge finisce per colpire tutti gli altri pazienti, che invece sono perfettamente in grado di condurre una vita normale”. In Italia, spiega l’oncologo, “l’unica limitazione alla guida è comprensibilmente prevista per chi ha un tumore o metastasi al cervello ed è quindi a rischio di crisi epilettiche, convulsioni, perdita (anche improvvisa) di coscienza o di varie funzioni psicomotorie”.
Ma che fine fanno i diritti del malato? Elisabetta Iannelli, avvocato specializzato in difesa dei malati oncologici e segretario nazionale della Favo (Federazione Italiana Associazioni Volontariato in Oncologia), ritiene la normativa spagnola irragionevole e infondata. “Questa decisione è scientificamente immotivata e potrebbe essere considerata come una grave discriminazione verso questi pazienti. Inoltre l’unica domanda che abbia un senso è se un malato di cancro sottoposto a chemio sia pericoloso alla guida. Durante la chemio si può soffrire di nausea, avere un malessere diffuso, ma non si hanno problemi che limitino le capacità visive, uditive o le facoltà psicomotorie necessarie a guidare un auto. Moltissimo è stato fatto negli ultimi anni a livello burocratico, legale, sindacale, per agevolare il ritorno alla normalità dei pazienti – conclude Iannelli -: le persone oggi rientrano al lavoro a pochi mesi dalla diagnosi, quando ancora magari stanno facendo la chemio, togliere loro la patente oltre a essere ingiustificato è come fare un passo indietro di decenni”.
Marzia Fanciulli