Pescatori indiani uccisi dai militari italiani, è crisi diplomatica tra Italia e India

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ROMA, 18 Febbraio – Continuano le indagini sul caso dei due pescatori indiani, morti mercoledì scorso, uccisi dai Militari italiani  a bordo del mercantile “Enrica Lexie”, che hanno sparato scambiando i due uomini per dei pirati. L’accaduto, che potrebbe essere stato un incidente, ma che presenta tuttavia molte contraddizioni, ha causato una crisi diplomatica tra Italia e India.

In base ad un accordo tra la Difesae Confitarma, è stato introdotto da ottobre l’utilizzo, a scopo difensivo, di nuclei militari a bordo della petroliera nelle tratte più a rischio di pirateria: infatti il compito dei marò del Reggimento San Marco, imbarcati sul mercantile “Enrica Lexie”, era quello di “vigilanza, osservazione e monitoraggio di ogni situazione potenzialmente pericolosa per l’incolumità della nave e delle persone a bordo”. Per questo l’ipotesi di reato per la vicenda dei due pescatori indiani che, secondo i militari, sarebbero stati scambiati per pirati, su cui indaga la procura di Roma , è di tentato abbordaggio. Ma il caso, le cui indagini sono coordinate dal pm Francesco Scavo,  presenta numerose incongruenze e contraddizioni tra le dichiarazioni rese dalle parti coinvolte, vale a dire i militari italiani da un lato e i componenti del peschereccio colpito dall’altro: le maggiori discrepanze si avrebbero circa l’orario degli spari da parte degli italiani e il decesso dei due indiani, e la posizione esatta del mercantile al momento del presunto attacco. Infatti dalla prima ricostruzione, si fa strada l’ipotesi che possa trattarsi di due eventi separati, cioè che l’uccisione dei due indiani non abbia a che fare con il presunto attacco di pirati subito dalla petroliera italiana, e che sia stata quindi un tragico errore. A complicare ulteriormente la vicenda c’è anche la questione della giurisdizione poiché, secondo gli italiani a bordo del mercantile, l’episodio si sarebbe verificato in acque internazionali, portando il caso nelle mani dell’Italia. Inoltre, il nucleo militare di protezione sotto accusa, è un organo dello Stato, soggetto ad immunità giurisdizionale assoluta rispetto ad autorità straniere, cosa che renderebbe illegale l’attuale conduzione delle indagini sulla nave, trattenuta al porto indiano di Kochi, da parte della polizia locale.

Oltre alle indagini in corso, l’accaduto ha portato ad una crisi diplomatica tra Italia e India, aggravata dalle manifestazioni di protesta di ieri da parte dei pescatori indiani del Kerala, avvenute proprio nel porto di Kochi, dove è attualmente ormeggiata la petroliera italiana. Nella ricerca di una soluzione il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha anche inviato una lettera al suo collega indiano Krishna per ”sottolineare la necessità di una stretta collaborazione tra i due paesi in questa vicenda, nel quadro delle eccellenti relazioni tra Italia e India”, mentre il ministero della Difesa italiano ha annunciato l’apertura di un’ inchiesta interna.

Chiara Cavaterra

 

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