ROMA, 17 Dicembre – La morte dell’ex leader libico Muammar Gheddafi, catturato e ucciso dagli insorti a ottobre con un colpo di pistola alla testa poco dopo la sua cattura, potrebbe essere un crimine di guerra. Lo ha affermato il procuratore capo della Corte penale internazionale, Luis Moreno-Ocampo.
Secondo il Tribunale Penale Internazionale dell’Aja, sussistono forti sospetti che l’omicidio di Muammar Gheddafi, il 23 ottobre scorso a Sirte, integri un crimine di guerra: lo ha affermato il procuratore capo, il giurista argentino Luis Moreno-Ocampo. “La morte di Gheddafi è una delle questioni che vanno chiarite, va chiarito che cosa è successo, perché ci sono seri sospetti che si sia trattato di un crimine di guerra”, ha dichiarato Moreno-Ocampo. “Penso che il modo in cui Gheddafi è stato ucciso generi il sospetto di crimini di guerra – ha aggiunto -. Il procuratore capo ha quindi riferito che alle autorità di Tripoli è stata inviata una lettera nella quale si chiedeva loro di comunicare entro il 10 gennaio prossimo se intendano consegnare al Tpi o meno Seif al-Islam, il secondogenito ed erede designato del defunto Colonnello, attualmente in carcere. Come dimostrato da testimonianze e video ripresi dopo la cattura dai combattenti ribelli, l’ex leader libico, è stato picchiato e maltrattato dai suoi rapitori, e vi sarebbero chiari indizi che la sua uccisione è riconducibile al momento della cattura.
Il procuratore capo ha dichiarato inoltre che il suo ufficio sta lavorando a stretto contatto con le autorità libiche non solo sul caso di Gheddafi, ma anche su quello di suo figlio, Saif al-Islam, e sul caso dell’ex capo dei servizi segreti, Abdullah al-Senoussi, che sono stati catturati e accusati dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra per il loro ruolo nella rivolta.
Alessia Ribezzi