ROMA, 10 Dicembre – Firmato dai leader dei 27 paesi membri, il trattato di adesione della Croazia all’Unione Europea. Il paese Balcano potrebbe diventare ufficialmente il 28° stato dell’Unione il primo luglio del 2013. La cerimonia di firma del trattato ha visto sfilare tutti i leader dell’ Ue, uno dopo l’altro. Il primo a siglare il documento è stato il neopremier belga, Elio Di Rupo; tra le new entry dei capi di Stato e di governo a firmare anche il primo ministro italiano, Mario Monti, mentre ha destato scalpore l’assenza del presidente francese Nicolas Sarkozy, che ha delegato il ministro degli affari europei, Jean Leonetti.
A 20 anni dalla conquista dell’indipendenza dalla Jugoslavia e a distanza di sei anni dall’inizio dei negoziati di adesione, la Croazia ha raggiunto oggi un traguardo memorabile: “E’ un’occasione storica per la Croazia e l’Ue nel suo insieme”, ha dichiarato il premier croato, Jadranka Kosor, spiegando come le riforme intraprese dal suo Paese nel cammino di integrazione per la Ue siano ormai irreversibili ; “Le proseguiremo fino a luglio del 2013″, ha aggiunto poi senza esitazione. A inizio 2012 un referendum dovrà però approvare l’ingresso della Croazia nell’Unione Europea. Secondo i sondaggi il 60% della popolazione è favorevole, ma non è da sottovalutare la minoranza euroscettica che sta alzando la voce con manifestazioni, come quella che ha radunato ieri alcune centinaia di persone a Zagabria.
Intanto, con la firma del trattato di adesione la Croazia inizia l’iter per divenire a pieno titolo il 28° paese membro dell’ UE. Ma, gli impegni presi da Zagabria in merito alle riforme economiche e politiche da portare avanti in vista del fatidico luglio 2013, continueranno ad essere tenuti sotto controllo dalla Commissione europea, che ogni sei mesi pubblicherà un ”rapporto di monitoraggio” sui punti in sospeso, le cose da fare e i risultati raggiunti; se la valutazione effettuata dovesse bocciare i croati, l’esecutivo europeo potrebbe rimettere in discussione la loro candidatura lasciando agli Stati membri l’ultima parola. Fino a quella data però, la Croazia parteciperà come “osservatore attivo” alla maggior parte dei summit europei, e quindi anche a quelli in cui i leader dovranno pronunciarsi sulla concessione dello status di candidato alla Serbia e sull’apertura dei negoziati di adesione con il Montenegro.
A questo proposito si è espresso così Il presidente del Consiglio dell’ Ue, Herman Van Rompuy : “E’ un giorno di gioia per la Croazia e per tutta l’Unione europea. Ogni volta che un nuovo membro entra a far parte della nostra Unione riconfermiamo i nostri valori fondativi e la volontà di continuare il nostro viaggio insieme; nel momento di crisi che stiamo vivendo – ha aggiunto – è bene ricordare ciò che abbiamo raggiunto insieme. Per oltre 500 milioni di cittadini, l’Europa oggi è di gran lunga il continente più prospero, sicuro e libero. Abbiamo agito come un potente magnete per i cambiamenti pacifici e la modernizzazione nei nostri vicini. L’esempio dei Balcani mostra che la prospettiva europea ha fornito più stabilità, sicurezza e prosperità in una regione lacerata dalla guerra meno di 15 anni fa”.
Ma se la strada verso l’Europa sembra ormai essere spianata per la Croazia, la Serbia dovrà invece attendere ancora; i ventisette hanno infatti rinviato a febbraio la decisione di concedere o meno a Belgrado lo status di candidato. Van Rompuy ha ammesso che la Serbia ha fatto “notevoli progressi” (vedi l’arresto di Ratko Mladic e Goran Hadzic, ricercati per crimini di guerra) ma che i recenti scontri in Kosovo e l’attacco ai militari stranieri della Kfor hanno indotto alcuni Paesi tra cui la Germania a chiedere un rinvio. Il presidente serbo, Boris Tadic, non sembra però buttare la spugna: “La Serbia – ha detto da Belgrado – non rinuncerà al suo futuro europeo. Apparteniamo all’Europa e ogni alternativa avrebbe conseguenze complesse”. Tadic si e’ anche impegnato a “continuare il dialogo con Pristina per risolvere la questione del Kosovo”.
Marcella Bellanca