CAIRO, 22 NOVEMBRE – Sono giunte al terzo giorno le manifestazioni contro le proposte di modifica alla costituzione annunciate dal governo ad interim, alla guida del Paese dopo la caduta del presidente Hosni Mubarak, costate la vita ad almeno ventiquattro persone, ma per altre fonti i morti sarebbero più di quaranta, mentre si contano a centinaia i feriti.
I manifestanti accusano l’esercito di voler mantenere indefinitamente il potere. Intanto, il governo guidato dal premier Essam Sharaf ha presentato le proprie dimissioni al Consiglio Supremo delle Forze armate, alla guida del Paese dal gennaio scorso, che non ha comunicato ufficialmente di aver accettato o no le dimissioni del governo. Una fonte militare ha riferito alla Bbc che non c’è un consenso all’interno del consiglio sul sì alle dimissioni e che sono in corso consultazioni con altri gruppi politici.
Le violenze avvengono a una settimana dall’inizio dell’iter elettorale, che si aprirà lunedì con il primo turno delle politiche. Le proteste tuttavia sono destinate a continuare: centinaia di persone hanno trascorso la notte in piazza.
Le organizzazioni egiziane hanno convocato per oggi, attraverso un appello diffuso su Facebook e su altri social network, una giornata di mobilitazione per chiedere l’abbandono del potere da parte della giunta militare, alla guida del Paese dallo scorso febbraio. La manifestazione sarà alle 15 (ora italiana) nella piazza Tahrir del Cairo, luogo simbolo della rivoluzione.
Nei giorni scorsi il Consiglio Militare ha presentato un documento che illustra le linee guida per una nuova costituzione, dove le forze armate e il loro bilancio potrebbero essere “esonerati” dalla supervisione dei civili, scatenando l’ira dell’opposizione e dei manifestanti, i quali pretendono che il voto presidenziale si svolga dopo le elezioni parlamentari, che avranno inizio il 28 novembre e dureranno tre mesi. I disordini di questi giorni hanno provocato forte incertezza sul futuro delle elezioni, ma il Consiglio Militare ha fatto sapere che andrà avanti nonostante tutto, esprimendo in una nota diffusa dall’agenzia di stampa ufficiale Mena “profondo rammarico per le vittime di questi dolorosi incidenti” invocando “il massimo grado di auto-controllo”.
Un appello alla calma è arrivato da Nabil al-Arabi, Segretario generale della Lega araba, esprimendo la sua preoccupazione ha chiesto “la più grande moderazione possibile, tra la libertà di espressione e il diritto alle manifestazioni pacifiche”, invitando le parti politiche a “lavorare per un ritorno alla calma e la ripresa di un processo politico che avanzi verso un cambiamento democratico basato sui principi di libertà, dignità e giustizia sociale delle Rivoluzione del 25 gennaio”.
Sabrina Brandone