CINA, 21 Novembre – Artisti e dissidenti cinesi contestano le accuse di “Pornografia” ai danni di Ai Weiwei, l’artista dissidente cinese che lo scorso Aprile era stato arrestato per aver commesso reati economici ai danni dello stato. Centinaia le foto di nudi pubblicate per protesta sul sito internet intitolato ”I fan della nudità di Ai Weiwei. Governo cinese: la nudita’ non e’ pornografia”.
A far scattare le indagini una fotografia intitolata “una tigre, otto seni”,che mostra l’architetto 54enne con quattro donne nude sedute su delle sedie al centro di una stanza completamente bianca. Si tratta di una vecchia foto che fa’ parte di un servizio fotografico nato per gioco, ha spiegato Ai Wewei: “In quell’occasione ci siamo chiesti perché non fare delle foto di nudo, tutti hanno acconsentito, le abbiamo fatte, le abbiamo messe su internet e poi ce ne siamo dimenticati“.
Ma giovedì scorso Zhao Zhao, assistente di Weiwei, è stata condotta al commissariato ed interrogata in merito alla foto incriminata scoprendo in quella sede le accuse di pornografia nei suoi, e nei confronti di Ai Weiwei, che intanto, aveva appena presentato ricorso all’ufficio delle imposte contro l’enorme prelievo fiscale al quale era stato condannato in seguito all’accusa di evasione fiscale e per la quale ha già scontato 81 giorni di carcere. La somma di 8, 45 milioni di yuan (oltre 900.000 euro) necessaria per ricorrere alle autorità proveniva da una raccolta fondi ad opera dei sostenitori dell’artista.
E sono ancora i sostenitori di Weiwei a dar voce alla protesta realizzando un sito internet intitolato ”I fan della nudità di Ai Weiwei. Governo cinese: la nudita’ non e’ pornografia”. Sul sito compaiono foto di nudi, spesso con maschere di Ai Weiwei o con occhiali scuri che ricordano Chen Guangcheng, il dissidente avvocato cieco ancora oggi agli arresti domiciliari. Oltre un centinaio le foto pubblicate fino ad ora, alcune di persone non note, altre di artisti e dissidenti cinesi che vivono in tutto il mondo e che si oppongono alla volontà di mettere il bavaglio alle voci critiche del governo.
Marcella Bellanca