ROMA, 4 Ottobre – La Danimarca dichiara ufficialmente guerra all’obesità. E lo fa introducendo una tassa che prende di mira i grassi saturi, considerati i maggiori responsabili di questa patologia perché provocano un aumento del livello del colesterolo, contribuendo alla possibile insorgenza di disturbi cardiovascolari. La cosiddetta “fat tax”, prima nel suo genere, è entrata in vigore il 1° ottobre, comportando immediatamente un aumento dei prezzi per i cibi ad alta concentrazione di grassi saturi (quelli cioè che superano la soglia del 2,3%).
Una brutta notizia per i meno salutisti, che dovranno sborsare qualche corona in più per poter acquistare alimenti come burro, olio, margarina e altri prodotti. Ad esempio, un pacchetto di patatine, con la nuova tassa, verrà a costare circa l’8% in più rispetto al prezzo precedente.
Non a caso, i giorni scorsi, i supermercati danesi sono stati letteralmente presi d’assalto da quei consumatori che hanno pensato bene di rifornirsi in anticipo di alimenti che sono ormai diventati un genere di lusso.
Ma la guerra all’obesità condotta dal governo danese, non ha come unico obiettivo la tutela della salute dei propri cittadini. Se, infatti, l’introduzione della tassa contro i “cibi spazzatura” comporterà una riduzione dei casi di obesità – la Danimarca non occupa comunque i primi posti nella classifica europea – vi è anche una motivazione meno nobile: la “fat tax” assicurerà allo Stato danese circa 200 milioni di euro l’anno di entrate extra.
Francesca Garreffa